Al We Make Future ci sono stata tante volte in passato: quando ancora si chiamava Web Marketing Festival, quando veniva organizzato al Palacongressi di Rimini e il digital marketing si mescolava con le feste in spiaggia… sempre tra il pubblico, con il badge al collo, da visitatore o – ancora più spesso – da “bassa manovalanza”, allestendo stand e organizzando interviste per i miei capi di allora.
Ma quest’anno è stato una bella emozione, perché mi sono trovata a parlare davanti a una platea davvero numerosa, oltre ogni aspettativa, con il microfono in mano e una storia da raccontare.
Una storia che non parla di KPI da capogiro, brand internazionali o tool miracolosi.
Ma di quelli che, nel digitale, non si sentono mai nominare: PMI, realtà culturali, Enti pubblici.
Parliamo dei “Dimenticati dal digital”.
Chi sono i dimenticati dal digital?
Sono quelli che hanno pochi mezzi, poco tempo e poche competenze.
Che vorrebbero comunicare meglio online, ma non sanno da dove iniziare.
Che usano obiezioni un po’ disfattiste come premessa professionale, fatte di “eh ma non abbiamo budget“, “eh ma il team non è preparato”, “eh ma non abbiamo tempo”, e finiscono per non fare nulla.
Ma partiamo dal contesto della digitalizzazione in Italia: nel 2020 eravamo in fondo alla classifica del DESI, l’indice europeo che misura il grado di maturità digitale dei Paesi dell’UE. Post pandemia abbiamo recuperato un po’, ma il 78% degli italiani in età lavorativa non ha ancora competenze digitali di base, mentre le regole UE mirano ad arrivare all’80% di “digitalmente formati” entro il 2030 (che è dopodomani).
Nel frattempo, però, anche chi è piccolo ha bisogno di esserci. E non solo “esserci” online – ma esserci bene.
Strategia digitale per chi ha poco ma vuole ottenere il meglio
Partiamo da un concetto chiave: non serve fare tutto. Serve fare meglio.
Il mio approccio con tutti i miei clienti, anche quelli grandi, ma a maggior ragione con le PMI e gli enti locali parte dall’osservazione, dall’analisi degli asset digitali.
Prima analizziamo quali canali hai attivi e quali no, poi facciamo un puntuale “celo, celo, manca” dei tuoi canali digitali – sito, social, presenza media, reputazione online – e da lì possiamo poi decidere cosa serve potenziare, cosa va aggiunto e sì, anche cosa è meglio tagliare. Si organizza un piano. Non il “piano perfetto”, magari, ma quello migliore possibile con le risorse che si hanno.
Con contenuti coerenti. Con un tono di voce che rispecchia chi sei. Con la scelta dei canali che puoi davvero gestire. Con obiettivi realistici. Con strumenti giusti, magari gratuiti.
E sì: con l’AI come alleata, se serve. Non per sostituirti, ma per darti una grossa mano.
Un caso reale: un Ente pubblico del mantovano
Due persone, mille cose da fare, sito web scarno, Facebook e Instagram poco utili, nessun Blog… L’obiettivo? Seguendo un Bando di Regione Lombardia per l’empowerment giovanile, creare un ecosistema digitale più ricco e coerente per l’Ente e contribuire a portare più giovani agli eventi sul territorio.
Sei mesi dopo, a valle di un’analisi puntuale e di tante ore di formazione frontale per il team interno, oggi abbiamo:
- Un sito più ricco, con la sezione Blog appena attivata
- Facebook e Instagram in crescita, sia come follower che come interazione, con contenuti interessanti
- Una pagina LinkedIn nuova di zecca appena avviata
- Più partecipanti agli eventi
- Un team più competente e autonomo
Sono convinta che anche il digitale – se fatto con testa e cuore – può essere uno strumento di equità, perché una buona strategia online non deve essere appannaggio solo dei grandi Brand che possono permettersi enormi budget, incredibili strumenti di automazione e team marketing di 12 persone. E che ogni volta che una PMI o un piccolo Ente inizia a “vedersi online” in modo più professionale, è una vittoria per tutto il Paese. E non è poco.
“Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a cosa puoi fare di buono con ciò che hai.”
Ecco, questo è un po’ il mantra di tutto il mio lavoro, per non dire della mia vita.
Grazie a tutti coloro che sono venuti ad ascoltarmi e a quelli che si sono fermati a fare due chiacchiere e a scambiarci i contatti dopo lo speech. E grazie a tutto lo staff del WMF per la bella opportunità!